The Hemp Farmer – part 2 – coltivare canapa in Italia

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Continua l’intervista a Andrea Carletti, giovane coltivatore di canapa brindisino. La Puglia è l’unica regione in Italia ad avere aperto le porte alla marijuana medica, permettendo la nascita del primo hempshop della penisola.

In che misura il mercato della canapa soffre la crisi?

Il mercato è legalizzato: non esistono limitazioni di alcun genere per i derivati della canapa. Ci sono aziende che hanno investito in ambito alimentare, chi ha realizzato prodotti di bellezza, chi abbigliamento o accessori – e via dicendo. Il mercato è di nicchia, non ci sono prodotti di largo consumo; tuttavia scommetto che nei prossimi 5 anni comincerà a vedersi sempre più merce in canapa sia nei supermercati, sia nei negozi. Ciò che all’Italia manca è un “Distretto della canapa”, capace di sviluppare prodotti utili per l’industria, come il bioetanolo, le bioplastiche o i biocompositi. Si tratta di materie in grado di rilanciare la chimica in Italia, sostituendo il petrolio. Brindisi è un esempio emblematico: una volta esisteva un distretto della chimica – oggi moribondo in balia della crisi sistemica, seppur in passato garantiva lavoro a 12 mila persone.

Si parla di cannabis social club (sul modello di Barcellona) anche in Puglia. Credi sia qualcosa di realizzabile in futuro? L’Italia sarebbe pronta?

I Cannabis Social Club spagnoli sono circoli chiusi (non privati): chi ha compiuto 18 anni (o venti, dipende dalle regioni, ndr), può porgere la richiesta per diventare socio, dichiarando quanta cannabis ha bisogno al mese, che tipo di problemi di salute ha, e via dicendo. L’associazione provvede a coltivare le piante per tutti i soci, nonché la cannabis necessaria per l’auto sostentamento. Con questo modello associativo, sono spuntati come i funghi clubs in tutta la Spagna: si pensi che nella sola Barcellona sono attivi più di 90 club. Ovviamente si tratta di locali strutturati per accogliere chi ha bisogno della Cannabis per problemi di salute e oltre ai fruitori ludici. Il meccanismo è semplice: dottori e specialisti accolgono i pazienti e rispondono alle loro domande. Il modello spagnolo, secondo il mio punto di vista, è migliore del modello olandese: nei Paesi Bassi chi vende la cannabis è spesso costretto ad acquistarla in modo illegale, con assenza di controlli sulla qualità e sulla provenienza dei prodotti. In Italia siamo abbastanza arretrati, anche se alcune organizzazioni stanno premendo per la regolarizzazione  della cannabis. Lapiantiamo, è l’associazione che ha permesso la nascita del cannabis club di Racale; si sta battendo  per il diritto fondamentale di salute, anche se esso prevede l’utilizzo di medicinali non “convenzionali”. L’idea alla base del progetto è identica al modello spagnolo, con l’eccezione che solo i malati possono diventare soci.

Quali i progetti per il futuro?
In programma abbiamo la realizzazione di alcune unità abitative in calce canapa, la bonifica sperimentale di alcuni terreni inquinati e lo sviluppo di nuovi biomateriali grazie alla collaborazione con enti di ricerca. Sarebbe stato bello se nella legge di stabilità il governo avesse destinato risorse all’intero comparto della canapa. Purtroppo cosi non è stato e chi vorrà entrare in questo settore dovrà tener conto di grossi limiti, provenienti dalla mancanza di finanziamenti ad hoc. HempFarm è nata grazie alle mie personali risorse e non ha mai ricevuto fondi o finanziamenti (di certo utili per fronteggiare un settore in crescita in tutto il mondo). Vado avanti con la convinzione di aver imboccato la strada giusta per cambiare, nel mio piccolo, un modello di business che mostra ogni giorno i suoi limiti economici, sociali e  – soprattutto – ambientali.

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[eng]
Here’s the 2nd part of the interview with Andrea Carletti, young italian hemp farmer. He lives in Brindisi, Puglia, the only region in Italy which has opened the door to medical marijuana, allowing the birth of The First hempshop of the peninsula, called Lapiantiamo (we plant it) – despite the strong prohibition causes stereotypes among citizens, this guy believes in his dream.

Is the hemp market suffering from economical crisis ?

Some companies invested in the food industry  other made ​​beauty products or clothing accessories, I bet that in the next five years  we will look more and more hemp products in supermarkets or shops. Italy is missing a ” District hemp ” which could develop products for hemp industry, such as bioethanol , bio-plastics , bio-composites . These products are able to revive the chemistry in Italy , replacing the oil. In  Brindis th district of chemistry is now dying at the mercy of crisis , although in the past it guaranteed employment to 12 thousand people.

What do you think about cannabis social clubs (on the model of Barcelona) in Puglia . Italy would be ready for that?

I think Spanish model is better than the Dutch: who sell cannabis in the Netherlands who sells cannabis, often buy products illegally , with no check – quality and no check for origin. In Italy we are quite arrears,  although some groups are pushing for the legalization of cannabis . “Lapiantiamo! , is the cannabis social club that was born in Racale, Puglia. This association is fighting for the fundamental right of health. The idea behind the project is identical to the Spanish model , but only who have health problems can become a member of the Clubs.
Plans for the future ?
We’ve to Cleaning up polluted soils and  developing new biomaterials with research institutions. If the the government had allocated resources for the entire sector, it would have been something nice  . But it was not so and who want to join hemp industry , will have to take in mind the constraints, which come from the lack of funding. HempFarm was born thanks to my own resources; I never received funds (which would have certainly helped). I’ll go on with the conviction that I had chosen the right path for the changement   of a business model that shows every day its social, environnmental and economical limits.

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